
Dalle emozioni della Dolomites Sky Race a quelle degli allenamenti invernali in solitaria, passando per l’adrenalina di una gara di orienteering, i chilometri piatti di una mezza maratona e l’esperienza extra long di un’ultra trail. Montagne, sentieri, e cieli azzurri, ma anche pioggia, sudore e fatica sono i protagonisti di questo libro, che parla soprattutto dell’amore del suo autore per quel modo strano di andare in montagna, che è farlo di corsa. Centinaia di ore e di chilometri con il sorriso stampato sulla faccia, o con una smorfia di fatica che il sorriso lo ha spento del tutto, fra salite ansimanti e discese a rotta di collo, raccontate in presa diretta, senza prendersi troppo sul serio. “Confessioni di un runner d’alta quota” racconta la pazza gioia di vivere a 150 battiti al minuto, in quei posti magici, dove ci si sente solo puntini colorati fra il grigio della roccia e l’azzurro del cielo.
Dario Pedrotti, trentino, ingegnere pentito e appassionato consumatore critico, corre da una vita, ma non è ancora arrivato da nessuna parte. Dopo aver dichiarato “a me la corsa in montagna sembra proprio fatica fine a se stessa” ha provato a farlo, e non ne è più uscito, affrontando tutte le distanze fra i 20 e i 130 km, arrivando di solito fra gli ultimi dei più forti, o fra i primi dei più scarsi. Pur avendo un’infinità di chilometri nelle gambe, sono probabilmente molti di più quelli che ha percorso con la penna, specialmente quella virtuale delle pagine del suo blog dedicato all’altra sua passione sportiva, l’orienteering (dopolavori.blogspot.it)