Da come potete dedurre dal titolo ho un annuncio ufficiale da fare. Ma andiamo con ordine, partiamo dalla gara di Whistler…
Siamo arrivati a Whistler e siamo stati accolti in maniera, per così dire, fumosa. La foresta bruciava e questo ha reso pessima la qualità dell’aria. Anche solo una normale pedalata faceva bruciare i polmoni.
Dal punto di vista fisico, la prova speciale di Whistler si annunciava come la più impegnativa della stagione. Il tracciato della Top of the World sul Ride Don’t Slide significava una Prova Speciale di circa venti minuti, vale a dire uno sforzo per le braccia pari a mille flessioni!
Per la mia bici ho scelto un assetto un po’ diverso da quello di Aspen: ho riportato l’escursione della forcella a centottanta, potenziato i freni a disco e aumentato la compressione per assorbire meglio gli urti del percorso. In fine, FTD anteriore e posteriore per evitare forature.
Le iniziali condizioni polverose della pista che avevamo trovato durante gli allenamenti, sono state mitigate dalla pioggia prima della gara, con l’aggiunta di qualche rovescio durante la giornata, cosicché il percorso della prima prova è risultato a tratti un po’ scivoloso ma nel complesso buono.
In vista della prima Speciale ero pronto a lanciarmi a tutta velocità. Sono slittato due volte sulle radici insidiose, senza comunque perdere né la carica né tempo prezioso. Alla fine però sentivo le braccia rigide come legni!
Anche la seconda speciale ha richiesto molto sforzo fisico, seppur per un tempo più breve. Non me la sono goduta fino in fondo, non sono riuscito a trovare la giusta fluidità di discesa delle altre prove, ma tutto sommato è andata bene. Il trasferimento tutto in salita verso la prova successiva è avvenuto sotto la pioggia e nella terza Speciale mi sono ritrovato rigido e infreddolito. Mi ci è voluto un po’ di tempo per recuperare il giusto ritmo e perciò ho accumulato un po’ di ritardo. Ma questo si sa, fa parte del gioco.
Dopo una veloce sosta tecnica, ci aspettava la salita più lunga e impegnativa della giornata, seguita dall’ultima Prova Speciale “naturale” del weekend prima di quella al bike park. Questa parte del percorso era particolarmente asciutta e polverosa, piena di sassi smossi e appuntiti. Subito dopo la partenza ho colpito qualcosa e ho veramente temuto una foratura, ma fortunatamente la ruota ha tenuto e ho potuto continuare senza problemi. Verso la fine della discesa ho anche sentito un colpo al deragliatore.
Con una ritoccata alla tensione del cavo ho risolto il problema e sono riuscito a disputare una buona parte finale. Una gara decisamente dura ma nel complesso sono stato davvero felice di concludere con un ventiduesimo posto senza seri problemi né fisici né meccanici.
Veniamo ora a quanto ho anticipato nel titolo di questo report.
Giunto qui sapevo che sarebbe stata la mia ultima volta a Whistler in veste di pilota. È arrivato per me il momento di appendere la bicicletta al chiodo. Il prossimo appuntamento di ottobre a Finale Ligure sarà la mia ultima gara. Per il prossimo anno ho intenzione di trascorrere più tempo a casa con la mia famiglia e di sviluppare nuove attività.
Io e mia moglie abbiamo acquistato dei terreni in Nuova Zelanda che una volta erano adibiti a gare di DH e Cross Country. Da tempo non sono usati per questo scopo e due anni fa sono stati disboscati. Sarà quindi necessario un bel po’ di lavoro per riconvertirli al loro vecchio uso. Abbiamo già ripiantato alberi su ventotto ettari ed ora è tempo di pensare a tracciare le piste. Abbiamo anche intenzione di dotarli di alloggi, per cui chiunque avesse voglia di visitare le Nuova Zelanda e contribuire alla realizzazione dei tracciati DH mi può contattare!
L’anno prossimo comincerò anche la mia attività di coach, quindi non abbandonerò del tutto l’ambiente della bicicletta. Credo proprio di avere ormai le due ruote nel sangue e sono certo che sarà per sempre.
Approfitto ora per ringraziare coloro che hanno fatto tanto per la mia carriera.
Il mio manager Martin Whiteley, la mia guida, per la sua professionalità e la sua amicizia, grazie davvero. Jason Marsh, per avermi aiutato tanto nei miei primi anni in Europa e per avermi insegnato ad intrufolarmi negli alberghi svizzeri e poter fare così la doccia gratis! Haha
Gerry Peyer per le due stagioni nel team Suspension Center, dove ho conquistato il mio primo podio nella Coppa del Mondo e per avermi ospitato a Berna durante l’estate.
Chris Conroy, Hoog e lo staff di Yeti Cycles per avermi reclutato. Damion Smith per essere venuto in mio soccorso quando ho rotto la clavicola durante una gara, malgrado fosse in vacanza. La squadra Trek, Ray Waxham e i suoi fantastici ingegneri, in particolare Dylan Howes. Non scorderò mai gli episodi di Go-Karting con Fitzy e i Frenchies! Justin Frey per le messe a punto. Sono stati anni fantastici.
Tutti i miei meccanici che mi hanno assistito durante la mia carriera, in particolare Chris “Monk Dawg” Vazquez, grazie per esservi presi cura delle mie biciclette.
Ben Arnott, grazie per essere stato così scrupoloso, il mio massaggiatore Paul Schlitz, sei fantastico!
Il gruppo Canyon, Flo (RIP), Larry per essere stato un eccellente meccanico prima, anche team manager ora. Fabien Barel, per i suoi consigli e la sua fiducia. Grazie a tutti i miei compagni di squadra negli anni che hanno reso le gare dei veri momenti felici, con loro ho condiviso percorsi, impostazioni e soprattutto amicizia. Grazie di cuore. Al mio allenatore Steve per essere riuscito a mantenermi in forma e in sella.
Adidas Sport eyewear, a David e Reini, grazie per tutto quello che fate per lo sport e per il vostro sostegno a questo diario. Théâtre des Opérations, grazie a Jean-Pierre Coupé, che ha coordinato questo diario e ne ha reso possibile la traduzione in cinque lingue, per il suo aiuto e i suoi consigli.
Ed infine grazie a Vittoria, la mia meravigliosa moglie e a tutta la famiglia #teamleov. Non avrei potuto fare nulla senza il loro supporto.
A tutti i miei fan, grazie davvero.
Ci vediamo a Finale Ligure.
Justin.